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articolo tratto dall'Huffington Post del  26 gennaio 2016
 


La botta di allegria di Elton John

di Andy Green


Per il suo album “Wonderful Crazy Night” ha fatto il matto: tante chitarre a dodici corde e canzoni allegre come negli anni ’70. Lo vedremo in Italia tra gli ospiti di Sanremo 2016


Negli ultimi anni Elton John ha fatto soprattutto dischi per piano e voce come The Union del 2010, registrato in collaborazione con Leon Russell, e il cupo The Diving Board del 2013. All’inizio del 2015 invece ha deciso per una svolta radicale. «Stavo suonando a Honolulu con la mia band e ho detto al mio chitarrista Davey Johnstone: “Vai a comprare delle chitarre a dodici corde, ne voglio tantissime sul prossimo album. Deve essere un disco allegro”».

Poi ha chiesto al suo paroliere Bernie Taupin di scrivere testi positivi e pieni di gioia: «Ha deciso che c’è già troppo dolore e sofferenza nel mondo senza che anche io dia il mio contributo», racconta Taupin, «ho scritto tutte le canzoni intorno ai ritornelli, un’avventura che non avevamo più fatto dai tempi dei nostri spavaldi e potenti album pop rock degli anni ’70». Elton John e la sua band hanno lavorato a Los Angeles con il produttore T Bone Burnett e in soli 17 giorni hanno tirato fuori le 10 canzoni di Wonderful Crazy Night (in uscita il 5 febbraio). Come fa di solito, Elton è entrato in studio senza aver neanche letto i testi di Taupin e senza aver scritto una sola nota. Si è seduto al piano e ha letto le parole per la prima volta, mentre le melodie gli venivano fuori da sole. «È uno spettacolo incredibile da vedere», dice T Bone Burnett, «è lo stesso coraggio verso l’improvvisazione che Dylan ha mostrato in Highway 61 Revisited». Un processo creativo che rimane misterioso anche per lo stesso Elton John: «Non l’ho mai analizzato, penso solo che è così che funziona. Sono fortunato: quando una canzone viene fuori, viene tutta insieme».

Con questo metodo ci vuole circa un’ora per creare ogni canzone. Nel frattempo la band ascolta in cuffia, pronta a seguirlo e a tirare fuori l’accompagnamento musicale. La maggior parte dei pezzi è stata registrata in due o tre take: «Non si può bollire troppo l’uovo», racconta Elton John, «rischi di perdere l’energia e l’adrenalina, che sono troppo importanti». Wonderful Crazy Night è un album di canzoni euforiche, con un paio di eccezioni. I’ve Got 2 Wings racconta la storia di Elder Utah Smith, un predicatore che si esibiva nel Sud degli Stati Uniti negli anni ’40 con delle enormi ali bianche legate dietro alla schiena. A Good Heart parla invece dell’esperienza di crescere dei figli (John ne ha due): «Io e Elton abbiamo due caratteri completamente diversi», spiega Taupin, «ma una cosa ci unisce, ed è il fatto di avere dei figli. Capiamo i pericoli e la felicità di crescerli».

A John e Taupin il risultato finale piaceva molto, ma la Capitol, l’etichetta di John, non ha riconosciuto il potenziale commerciale nel disco, si è rifiutata di pubblicarlo e ha risolto il contratto con lui. «Devo ammettere che ci sono rimasto molto male», racconta Elton, «sapevo che era un disco fottutamente buono». Alla fine ha firmato con la Island Records, che si è dimostrata entusiasta del progetto. «Non posso chiedere di meglio. Seguo le classifiche e so bene come funziona il music business. Non mi aspetto di vendere un milione di copie». Taupin è consapevole che in concerto i fan vorrebbero sentire soltanto i classici di Elton John invece del nuovo album: «Ma la nostalgia verso i vecchi pezzi può essere letale», dice. «Puoi fare come Billy Joel e smettere di fare dischi, ma se hai quella passione verso la musica continuerai a farne, anche se non vendono. È una cosa che hai dentro e se non la butti fuori rischi di esplodere».