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recensioni



le recensioni di Angelo  (10)




Caribou

2012

Continuando il mio personale studio attraverso la carriera di Elton John mi imbatto in questo disco del 1974, "Caribou", da molti considerato un album minore di quel periodo chiamato "Golden Age" che va dal 1970 al 1978: indubbiamente accostando l'ascolto di questo album con il precedente e il successivo è inevitabile pensare ad una caduta del nostro pianista di Pinner; sia "Goodbye yellow brick road" che "Captain Fantastic and the Brown Dirt Cowboy" hanno uno spessore maggiore sotto tutti i punti di vista.

Eppure se per un attimo togliamo l'album "Caribou" dal suo naturale contesto e lo ascoltiamo semplicemente per quello che è, non possiamo notare che ci troviamo di fronte ad un esempio di grande musica. Un album davvero ben confezionato, mi piace il modo in cui sono state disposte le canzoni, quasi in modo simmetrico, con una cornice di "pezzi-capolavori" a circondare gli altri pezzi non necessariamente deboli, anzi alcuni dotati di grande ispirazione.

Vado a stilare una pagella per ognuno dei brani dell'album, così da rendere più completo il mio giudizio:

THE BITCH IS BACK - voto 7 - primo "pezzo capolavoro" di questo album, grande rock'n'roll, divertente il testo e grande cavallo di battaglia nei live!

PINKY - voto 6,5 - è forse uno dei pezzi meno ispirati secondo me, anche se posta a questo punto dell'album può forse risultare più leggera; il testo è il vero punto di forza di questo pezzo.

GRIMSBY - voto 7- - non è un 7 pieno perchè la melodia mi sembra un po' scontata, ma cmq un pezzo molto gradevole, con molta carica; carino il testo, l'amore verso una città, un posto caro a noi stessi, mi piace molto come viene articolato e descritto questo vero e proprio sentimento nostalgico.

DIXIE LILY - voto 7- - pezzo country, mi rimanda alla mente il Mississippi, la Louisiana, i luoghi del sud americano, con le sue paludi e i suoi colori; molto carino il ritmo, anche se forse un po' semplice.

SOLAR PRESTIGE A GAMMON - voto 4,5 - il pezzo peggiore dell'album; se da un lato la melodia può risultare gradevole, la mancanza di un testo mi irrita molto, proprio una scelta disprezzabile. Ammazza di molto la media di questo album.

YOU'RE SO STATIC - voto 7- - grande pezzo rock, la musica è davvero travolgente, e a questo punto dell'album è davvero perfetto; il testo lo trovo un po' scontato e ne abbassa di sicuro il prestigio. Musicalmente parlando è tuttavia il pezzo più valido dopo i "pezzi capolavori" di questo album.

I'VE SEEN THE SAUCERS - voto 7 - al contrario della precedente qui è invece il testo che colpisce moltissimo: gli UFO! davvero un bel tema, molto particolare e sicuramente insolito, che da quel qualcosa in più rispetto agli altri pezzi dell'album. La canzone nel complesso risulta molto piacevole e spezza un po' la lunga parte rock posta al centro dell'album.

STINKER - voto 6- - altra caduta dell'album, peccato; il testo è davvero brutto e la musica non è capace di risollevare il tutto.

DON'T LET THE SUN GO DOWN ON ME - voto 9+ - altro "pezzo capolavoro" di questo album: bellissima la musica, testo toccante; il crescendo finale non può lasciare indifferenti.

TICKING - voto 9+ - ultimo brano e ultimo "pezzo capolavoro", davvero bellissimo: il pianoforte è il vero protagonista di questo vero e proprio racconto di cronaca nera. Bellissimo il testo, trasuda violenza e psicologia in maniera perfetta.

Insomma, seppur con qualche caduta, devo dire che sono rimasto piacevolmente colpito da questo album; i 3 capolavori in esso contenuto non possono lasciare indifferenti e ne alzano notevolmente il livello. Sicuramente un Elton ispirato e un Bernie capace di scrivere testi davvero molto emozionanti.



Captain Fantastic And The Brown Dirt Cowboy

2012

Se qualcuno dovesse pormi la fatidica domanda "qual'è il tuo album eltoniano preferito?" sarei molto indeciso: "Sleeping with the past" è stato il primo che ho ascoltato e che ho amato a soli 5 anni, "Blue moves" mi strega letteralmente dall'inizio alla fine, ma alla fine credo (e sottolineo credo) che "Captain Fantastic and the Brown Dirt Cowboy" possa aggiudicarsi il titolo.
E' un album compatto, senza sbavature, senza tracce riempitive, si sente dal primo ascolto; ogni pezzo è importante e, come un puzzle, ogni pezzo contribuisce a rivelarci un'immagine, quella di Elton e Bernie all'inizio della loro carriera artistica.
Non ci sono pezzi che metterei in una mia personale Top10, forse solo "Someone saved my life tonight" e "We all fall in love sometimes", eppure il complesso di questo album, l'insieme di questi singoli pezzi mi piace tantissimo, lo trovo un abum praticamente perfetto.
Ecco le mie pagelle:

1°) CAPTAIN FANTASTIC AND THE BROWN DIRT COWBOY - voto 8,5 - ritmo bellissimo, un'apertura d'album eccellente, le chitarre sono davvero ineguagliabili; il testo è molto simpatico, l'idea del Capitano e del Cowboy mi piace molto.

2°) TOWER OF BABEL - voto 7+ - bel rock, forse un po' ripetitivo, ma tutto sommato si lascia ascoltare bene!

3°) BITTER FINGERS - voto 8,5 - grandissimo rock, il migliore pezzo veloce dell'album, semplicemente non puoi restar fermo quando lo ascolti! grande assolo di chitarra!!

4°) TELL ME WHEN THE WHISTLE BLOWS - voto 7- - il pezzo più debole dell'album, mi ci è voluto un po' per apprezzarlo un minimo; diciamo che la posizione che occupa non aiuta di certo a dargli valore; un po' monotono.

5°) SOMEONE SAVED MY LIFE TONIGHT - voto 9+ - capolavoro assoluto; il testo di Bernie è bellissimo, adoro il riferimento alle farfalle libere; il pianoforte è il vero protagonista di questo pezzo memorabile; ottima l'interpretazione di Elton; capolavoro.

6°) MEAL TICKET - voto 7+ - canzone semplice, ma che si lascia ascoltare volentieri; deboluccio il testo.

7°) BETTER OFF DEAD - voto 7,5 - gran pezzo, che ha nella sua brevità il suo punto di forza; è un concentrato di batteria, piano e cori veramente ben riuscito.

8°) WRITING - 7+ - pezzo carino, dalle atmosfere calde, mi fa pensare al mare, diciamo che nella sua semplicità sa essere rilassante.

9°) WE ALL FALL IN LOVE SOMETIMES - voto 9- - altro capolavoro dell'album, la musica è davvero bellissima e la voce di Elton è al massimo della sua capacità interpretativa; splendida.

10°) CURTAINS - voto 8,5 - chiusura straordinaria di un album straordinario; musica dolcissima, ma è il testo il vero cavallo di battaglia di questo pezzo; unica pecca il finale forse un po' troppo lungo e ripetitivo, lo avrei tagliato di un buon minuto intero...peccato davvero, cmq un grande pezzo.

Terminate le pagelle, non mi resta che dire che questo album è davvero bellissimo, poco sfruttato all'epoca nonostante il successo ottenuto; un solo singolo estratto e un tour "condiviso" con un altro album, il successivo "Rock of the westies". Siamo di fronte all'eccellenza della musica.




Rock Of The westies

2012

Ho ascoltato questo album con un pizzico di pregiudizio ... molte volte ho sentito parlare di "Rock of the Westies" come un album minore, sicuramente poco ispirato, troppo tirato via; secondo me è vero fino in parte.
Quest'album non fa che confermare una cosa: il biennio 1975-1976 è stato, a mio giudizio, il migliore in assoluto!!   Lo dico chiaramente, questo album mi è piaciuto tantissimo!! Ammetto che ci sono delle cadute, e che mai come per questo album la differenza tra lato A e lato B di un disco si è fatta sentire; ad ogni modo l'album corre via che una bellezza, l'uso della voce di Elton e la sua interpretazione in alcuni pezzi sono davvero fenomenali e, soprattutto, di questo album apprezzo il suo essere sperimentale: chi si aspettava un album così rock da uno come Elton, a volte fin troppo sdolcinato??
Mi ha veramente sorpreso in positivo e francamente mi spiace che Elton lo abbia totalmente abbandonato anche nei live, perchè alcuni pezzi sono davvero forti!

Ecco le mie pagelle:

01) MEDLEY - voto 7- - incredibile introduzione all'album, adoro quel "Yell help" intercalato continuamente, il ritmo è strepitoso e il finale con le LaBelle è davvero sorprendente!! Unica nota dolente il testo, davvero poco comprensibile e vuoto ...

02) DAN DARE (PILOT OF THE FUTURE) - voto 6,5 - un Elton con questa voca non lo avevo mai sentito! duro, incazzato, grande interpretazione; bel ritmo!

03) ISLAND GIRL - 6,5 - pezzo gradevole, il ritmo è molto esotico, mi piacciono questi pezzi che mi fanno pensare al sole e al mare ...

04) GROW SOME FUNK OF YOUR OWN - voto 7- - altro bel pezzo, molto rock, duro, diretto; mi piace moltissimo il pianoforte nel finale, mi immagino un Elton incazzato che picchia su quei tasti! divertente il testo!

05) I FEEL LIKE A BULLET - 7- - una piccola tregua era necessaria...il problema di questo pezzo è che è troppo lungo, davvero, un minuto meno bastava! bello il testo, davvero crudo e dolce allo stesso tempo...peccato per l'eccessiva lunghezza, poteva essere un 7 pieno ...

06) STREET KIDS - 6+ - inizia il lato B, e si sente...bel ritmo, testo coinvolgente, sembra un piccolo film, ma la lunghezza ancora una volta rende il tutto un polpettone infinito...6 minuti sono troppi per lo stesso ritmo, davvero troppi ...

07) HARD LUCK STORY - 6,5 - bel testo, davvero, e anche il ritmo, molto semplice, alla fine si lascia ascoltare bene ...

08) FEED ME - 6,5 - grande interpretazione di Elton, sicuramente il pezzo migliore di questo lato B, ne risolleva un po' la monotonia; bello il testo sulla dipendenza, veramente descrittivo e crudo ...

09) BILLY BONES AND THE WHITE BIRD - voto 5,5 - si chiude male; non è possibile ascoltare per 6 minuti di fila un martellante "Check it out", davvero, stavo impazzendo alla fine ....pezzo debole dell'album, ne abbassa qualitativamente il livello in maniera netta; al suo posto avrei aggiunto "Pinball Wizard" o "Philadelphia Freedom", uno dei due singoli poteva tranquillamente stare al suo posto e chiudere l'album alla grande.

Insomma, il livello dei pezzi più o meno è sulla sufficienza piena, l'album nell'insieme sicuramente un bel 7 pieno se lo merita: il coraggio e la sperimentalià vanno sempre premiati... è stata una vera sorpresa questo "Rock of the Westies", e soprattutto, è stato piacevole ritrovarsi a non poter star fermo per il ritmo!! Non sarà il migliore della decade, ma ripeto il concetto: il biennio 1975-1976 per me è stato il migliore, album, voce, interpretazione, ispirazione singoli, successi, tour, un Elton così mai più ...



Blue Moves

2011

Questo doppio album, datato 1976, è senza dubbio uno dei miei preferiti tra quelli di Elton John; ho imparato ad amarlo con il tempo, i primi anni non riuscivo a capirlo e ad apprezzarlo in pieno: molte canzoni mi sembravano eccessive nei suoni, ripetitive; col passare del tempo invece, ho interpretato questo album come un’opera espressionista, irregolare, dalle tinte forti nonostante i suoni apertamente pacati, sicuramente un’opera che ti lascia un messaggio, introspettivo. Sicuramente l’Elton che preferisco.
Notevoli i pezzi strumentali, non so, è come se in quest’album ci sia più l’Elton musicista, e la cosa mi piace davvero moltissimo. Adoro l’idea di trovarmi davanti ad una vera opera, dove i brani strumentali sono più presenti, e adoro anche il fatto che molti pezzi siano impostati su lunghe introduzioni prettamente stumentali.
Ecco i miei voti per le singole canzoni:

01. YOUR STATER FOR…. – voto 7 – ottima introduzione, un bel crescendo musicale che aiuta a presentarci tutta l’opera.
02. TONIGHT – voto 10 e lode – oltre il voto cosa posso aggiungere? Il mio brano “eltoniano” preferito, da sempre! La musica e il testo si dividono la scena da protagonista: nella prima parte il solo pianoforte di Elton accompagnato dall’orchestra non possono che lasciar a bocca aperta; nella seconda parte, il testo e una struggente interpretazione la fanno da padrona, fino alle note finali quando la musica, come in un cerchio, torna a chiudere il tutto con un’intensità che ne segna la dolcezza e l’amarezza contemporaneamente. Capolavoro.
03. ONE HORSE TOWN – voto 8 – un intro musicale perfetto per uno dei pezzi rock migliori di Elton! Deboluccio il testo, ma il pezzo resta memorabile!
04. CHAMELEON – voto 7- - pezzo gradevole, sofisticato il testo, ma il finale in falsetto è qualcosa di irritante; come per molti altri pezzi, Elton aveva un limite: non sapeva quando farla finita; un minuto in meno molte volte era più che sufficiente, e questa canzone non fa eccezione.
05. BOOGIE PILGRIM – voto 5+ - il pezzo peggiore dell’album; ripetitivo fino alla nausea; bocciato sotto tutti i punti di vista.
06. CAGE THE SONGBIRD – voto 7+ - testo delicatissimo sicuramente migliore della musica, che cmq resta su buoni livelli; vorrei tanto riascoltarla dal vivo con la voce di oggi, sarei molto curioso.
07. CRAZY WATER – voto 7 – bel ritmo, il pianoforte mi piace moltissimo e il pezzo ti prende inevitabilmente; testo affascinante.
08. SHOULDER HOLSTER – voto 7 – bel pezzo jazz, avventuroso il testo, si ascolta molto volentieri.
09. SORRY SEEMS TO BE THE HARDEST WORD – voto 10- - altro grande pezzo; sono legatissimo a questa canzone, la musica è dolcissima, anche se la tristezza del testo forse è davvero eccessiva! Cmq capolavoro assoluto.
10. OUT OF THE BLUE – voto 6,5 – affascinante strumentale, sempre gradevole.
11. BETWEEN 17 & 20 – voto 7 – molto bello il testo, malinconico e nostalgico, può risultare un pezzo sdolcinato e banale, ma a me piace molto.
12. THE WIDE-EYED AND LAUGHING – voto 6+ - è un pezzo strano questo, direi enigmatico, a volte mi disturba ascoltarlo, altre volte mi strega. La voce di Elton è molto particolare, così come gli arrangiamenti.
13. SOMEONE’S FINAL SONG – voto 7,5 – bellissimo il testo, di una capacità espressiva notevole; dolcissima la musica.
14. IF THERE’S A GOD IN HEAVEN – voto 7+ - anche qui il testo supera sicuramente la musica, forse un po’ banale; cmq un pezzo molto gradevole da ascoltare e su cui riflettere.
15. WHERE’S THE SHOORAH? – voto 6 – sufficienza appena per questo pezzo; testo molto debole e musica al limite del coma diabetico. Un riempitivo che poteva essere relegato a b-side di qualche singolo.
16. IDOL – voto 8 – altro grandissimo pezzo; il testo e la musica sono bellissimi, ma è l’interpretazione di Elton che ruba la scena, insieme al pianoforte e al sax che creano un’atmosfera jazz di altri tempi. Bellissima.
17. THEME FROM A NON-EXISTENT TV SERIES – voto 8 – bellissimo strumentale, un crescendo di suoni che ti martella e ti prepara per il gran finale.
18. BITE YOUR LIP – voto 7 – bel pezzo, i virtuosismi di pianoforte sono straordinari nel finale, ma la canzone, che poteva essere un capolavoro, si perde nel minutaggio eccessivo; anche qui, un buon minuto e mezzo in meno non avrebbe guastato, ma non so perché ad Elton non glielo hanno mai detto.

Insomma, a parte due canzoni davvero deboli come “Boogie pilgrim” e “Where’s the Shoorah?” che non meriterebbero nemmeno di essere pubblicati su un qualsiasi album, questo “Blue Moves” si presenta come un grande prodotto; all’epoca non fece il botto, specialmente negli USA, ma i motivi furono altri, la poca intelligenza di Elton nel rilasciare una “certa intervista” a ridosso della pubblicazione dell’album, dimostra la sua totale incapacità di gestirsi da solo, ora come allora. Grande album cmq, un’opera da ascoltare tutta d’un fiato.

VOTO FINALE: 8,5



A Single Man

2012


Si chiudono gli anni ’70 e non possiamo non tenerne conto per valutare questo disco; forse in nessun caso, come in questo, occorre contestualizzare bene il momento in cui un album è stato concepito e realizzato per poterlo ascoltare e giudicare fino in fondo.
Questo "A single man" chiude davvero un’epoca o l’Elton che conosciamo, quello geniale e dalle grandi idee si è consumato già al precedente "Blue moves"?
Sinceramente, per quanto mi senta innamorato di "Blue moves", non accetto che "A single man" venga considerato figlio di un dio minore, perché non è così; a mio avviso, inoltre, il vero cambiamento, la vera cesura stilistica (a livello qualitativo e non prettamente commerciale) che possiamo cercare in Elton John, sta tra l’album "The fox" e "Jump up!", è lì che crolla qualcosa, ma non in "A single man".
Affatto.
E’ un album davvero ben fatto, certo i testi del nuovo paroliere impallidiscono rispetto a quelli di Taupin, ma il risultato non cambia, ci troviamo di fronte ad un grande album, musicato, suonato e, soprattutto, cantato benissimo.
Il mio pezzo preferito è indubbiamente "Song for Guy", una strumentale straordinaria, dolce, malinconica, mai scontata. Ebbe uno straordinario successo all’epoca, specialmente in UK, e fece conseguire ad Elton un bell’Ivor Award nel 1979. Per me è un bel 9 tondo tondo.
Mi piacciono moltissimo anche "Shine on through", che apre l’album quasi in sordina, in maniera semplice ma d’effetto, e "It ain’t gonna be easy", incredibile pezzo interpretato da un Elton al massimo!
Forse il pezzo più banale e scontato è "Shooting star", non l’ho mai apprezzata troppo, la trovo sdolcinata e un po’ soporifera.
Divertentissima invece "Part-time love", altro singolo di successo, che è stata una delle prime canzoni sentite di Elton alla radio (alla fine degli anni ’80, qui in Italia, improvvisamente scoprirono Elton e alla radio beccavo sempre tantissime sue canzoni!) e quindi l’effetto nostalgia ne solleva un po’ il voto, che cmq, per me, non supera il 7 pieno.
Gli altri pezzi sono tutti abbastanza apprezzabili, non c’è nulla di molto rilevante da dire; "A single man" è un album che non ascolto spesso, ma quando lo faccio ne resto sempre piacevolmente colpito.
Dispiace vedere come Elton lo abbia messo da parte, anche nei suoi live, perché invece presenta dei pezzi che potrebbero benissimo colpire per loro interpretazione.
Alcuni dicono che con questo album si chiuda la “Golden Age”, se così è (ma ho già detto che per me non lo è affatto), Elton ha chiuso alla grande.

Voto complessivo: 7,5


21 at 33

2012

Un album di transizione, questo è il primo pensiero che ho formulato una volta concluso l’ascolto di "21 at 33". Questo disco ha sicuramente un grande pregio, ma anche un grande difetto: il pregio è quello di aver fatto presto dimenticare la follia di Victim of love di nemmeno un anno prima; l’album infatti guarda moltissimo al passato, forse ancor di più di "A single man", che a parte "It ain’t gonna be easy" e "Shine on through" si vedeva chiaramente che, seppur di grande qualità, aveva iniziato una certa evoluzione, come del resto credo giusto che un grande artista debba fare.
Il difetto invece è proprio il fatto che l’album non osa, mai: "21 at 33" è un album compatto, 9 brani molto semplici, nella produzione, nelle musiche, anche nei testi.
Credo che se facessimo uno scambio immaginario tra "A single man" e "21 at 33" nessuno avrebbe nulla da ridire se il secondo fosse stato pubblicato nel 1978 e il primo nel 1980!
"21 at 33" suona tutto d’un fiato, la produzione è semplice, quasi dal vivo, Elton mostra una grande grinta, ecco forse se da un lato manca la sperimentazione o comunque qualcosa di originale, dall’altro non posso non notare una grinta e una voce di Elton al top, con grandi interpretazioni che forse solo da "Blue Moves" Elton effettivamente ha iniziato a curare di più.
Tra le 9 canzoni che scappano via, nessuna emerge in negativo, ma nemmeno in positivo: la media è sulla sufficienza abbondante, con qualche canzone magari ben strutturata musicalmente, ma che perde qualcosina nei testi, mai troppo intensi.
Il brano migliore a mio avviso è "Give me the love", seguita da "White lady, white powder", davvero grintosa anche nei live dell’epoca. Già, i live: non dimentichiamoci infatti che seppur siano iniziati gli altalenanti anni ’80, credo nessuno possa lamentarsi dell’attività del vivo che, almeno nei primi 3-4 anni ha visto protagonista il nostro Elton, un’attività che dal concerto di Central Park del 1980 ha mostrato un cantante ancora sulla cresta dell’onda, secondo me.
"21 at 33" ci presenta anche il singolo di successo "Leattle Jeannie", pezzo carino, forse un po’ banalotto nel testo che lo penalizza, così come "Take me back", bel pezzo country buttato giù da liriche al limite della sufficienza.
Insomma, da questo album si evince comunque che Elton ha ancora l’ispirazione giusta, certo non è il capolavoro degli anni ’70, ma è anche vero che questo disco ci presenta un artista con ancora voglia di fare, grinta, voce e interpretazione. Sono iniziati i famigerati anni ’80, ma francamente non mi sembrano iniziati male, anzi.

Voto complessivo: 7


Too Low For Zero

2007

La fine degli anni ’70 ha segnato molto Elton John; lo ha segnato profondamente, come uomo e come artista.
Dopo il “divorzio” professionale dal paroliere Bernie Taupin nel 1976, Elton è come se abbia perso la sua bussola; semba incapace di reagire a questo nuovo decennio anni ’80, fatto di nuovi mercati, nuovi concetti di musica, nuove scelte commerciali; arriva la disco music, si impone prepotentemente il videoclip musicale, il mercato dei 45 giri e delle radio viene lentamente assorbito nel mercato televisivo; la musica non si ascolta più, la si guarda.
Elton non sembra essere in grado di seguire il passo: tra 1979 e il 1982 pubblica album tra il nostalgico e lo sperimentale, alcuni ben riusciti, altri un po’ meno; si affida a nuovi parolieri tra i quali anche Tim Rice, ma qualcosa è cambiato; manca Bernie, manca la Elton John Band, manca quell’organicità che caratterizzava i lavori precedenti.
E’ solo nel 1983 che avviene il cambiamento; nei primi mesi dell’anno, infatti, Elton ritrova il sodalizio con Bernie e la sua band e al posto di Clive Franks, si affida totalmente alla produzione di Chris Thomas, dopo il buon lavoro per l’album Jump up.
In pochi mesi nasce Too low for zero, 10 brani, calati perfettamente nel nuovo scenario anni ’80, con una produzione dai suoni elettronici leggeri, ma al passo coi tempi.
E’ l’album della rinascita, sia al livello artistico che commerciale; Too low for zero ottiene un ottimo successo nei mercati UK e USA, grazie anche a notevoli hits e a nuovi videoclip musicali.

Too low for zero ci presenta canzoni di alto livello, tra le quali spiccano indubbiamente il rock ‘n’ roll e singolo principale, I’m still standing, la dolcissima Cold as Christmas e la ballata I guess that’s why thay call it the blues, nella quale troviamo un’interessante collaborazione con Stevie Wonder.
Bellissime anche Saint e One more arrow, le due ballate che chiudono l’album in maniera sublime ed edulcorata.
La promozione dell’album è incentrata tutta su singoli, videoclip musicali e interviste in programmi tv; tutto questo fino alla primavera dell’84, quando Elton parte per un lungo tour in Australia.



Live In Australia

2005

Ad un anno dall'acquisto di questo album , voglio scrivere le sensazioni che questo straordinario "reperto live" mi ha dato in questi mesi:
Il disco ripropone la seconda parte del tour australiano del 1986, ovvero la parte orchestrale.

Il primo brano è "Sixty years on": inizio migliore non poteva essere; il suono maestoso dei violini che sfocia nella dolcezza dell'arpa è da urlo; la canzone è interpretata benissimo, da un Elton con una voce non potente ma comunque affascinante.
Segue una deliziosa versione di "I need you to turn to", davvero bella e i violini fanno eco alla voce di Elton in maniera superba.
Segue uno dei punti più alti del disco: "The greatest discovery": sarà che la canzone è divina di suo, ma l'arrangiamento di questo concerto è fantastico; violini e flauti si alternano in maniera eccellente insieme al superbo pianoforte di Elton. Davvero un bellissimo momento.
Quasi come d'incanto veniamo trasportati in quella che, a mio giudizio, è la canzone più bella di Elton, "Tonight", resa in questo concerto ancora più bella, grazie ai suoni dell'orchestra e ad una interpretazione toccante e struggente. 7 minuti di delirio.
Segue una "Sorry seems to be the hardest word" non molto convincente, troppo rapida sul finale.
Si torna all'album "Elton John" con i pezzi "The king must die" (davvero bello l'arrangiamento) e "Take me to the pilot", divertente pezzo x smorzare i toni solenni del brano precedente.
E' il turno di "Tiny dancer", che, anche in questa versione non ha bisogno di commenti; stupenda.
Arriva poi "Have mercy on the criminal": un pezzo davvero originale interpretato bene da Elton nonostante le difficoltà vocali.
Si abbassano i toni ed inizia "Madman across the water": forse un po' troppo lunga; discreta.
Arriva "Candle in the wind", eseguita in maniera egregia, davvero molto affascinante.
Segue "Burn down the mission": non è sicuramente il pezzo migliore dell'album, soprattutto non è molto ben arrangiato, secondo me.
"Your song" è il MUST di ogni concerto di Elton: questa versione è davvero toccante e l'orchestra la rende ancora più bella.
Chiude una "Don't let the sun go down on me" davvero molto bella.

Un album davvero bellissimo, ma che sarebbe stato ancora più bello se avessero inserito tutti i pezzi interpretati con l'orchestra ("Cold as Christmas", "Carla/Etude", "Slow rivers" e "Saturday night's alright for fighting").
Come voto gli do sicuramente un bel 9!!  Il più bell'album live di Elton secondo me.



Sleeping With The Past

2007

L’album che mi accingo a recensire, Sleeping with the past, chiude un decennio molto particolare per Elton John; se gli anni ’70 hanno rappresentato la massima creatività artistica e il culmine delle vendite con album come Don’t shoot me, I’m only the piano player e Goodbye yellow brick road, gli anni ’80 sono stati un insieme di creatività, sperimentazione e buoni risultati commerciali, ma anche di eccessi personali, crisi musicali e di vendite.
Un’alternanza continua dunque, che culmina con un’operazione alle corde vocali nel 1987.
Dopo il ritorno sulle scene con Reg strikes back, Elton John chiude il folle decennio con un album a metà strada tra i suoni prettamente anni ’80
 e strizzando l’occhio ai nuovi anni '90.
Nasce così Sleeping with the past, 10 brani, tutti prodotti da un abile Chris Thomas.
L’album contiene al suo interno alcune delle canzoni più belle che il genio di Elton abbia mai partorito (almeno per il sottoscritto): pezzi come Healing hands, Whispers e Sacrifice sono a dir poco eccezionali e da soli rendono assolutamente imperdibile questo album.
La promozione è partita in sordina, nell’estate dell’89, con l’uscita del primo singolo, Healing hands, di notevole successo negli USA, un po’ meno in UK.
Ma è con l’arrivo nelle radio del singolo Sacrifice, che Sleeping with the past, scala le classifiche inglesi, arrivando alla #1° posizione; era dal Greatest Hits del 1974 che un album di Elton John non arrivava al vertice della classifica; ma anche il singolo Sacrifice segue l’esempio, arrivando alla #1° posizione in UK nei primi mesi del 1990.
Sacrifice diventa una delle canzoni più famose di Elton John, un esempio perfetto di quella melodia dolce e malinconica che ti entra nel cuore al primo ascolto.
Nell’estate del 1990, esce il terzo e ultimo singolo, un doppio singolo, Club at the end of the street / Whispers; il primo è un divertente rock ‘n’ roll leggero, con un testo molto carino, mentre il secondo è un nuovo esempio di bellezza melodica e assolutamente toccante, con una parte musicale alla fine davvero bellissima.
Il resto dell’album ci presenta altri pezzi notevoli come il brano d’apertura Durban deep, con un testo malinconico per un lavoratore in miniera, e l’accattivante Amazes me, con una sonorità tra il blues e il pop.
Da ricordare anche Blue Avenue, pezzo che chiude l’album, con un Elton impegnato in una relazione d’amore diventata dipendenza, nonostante sia ormai finita.
Finisce l’album e si ha subito voglia di riascoltarlo; Sleeping with the past si conferma, a distanza di anni, uno dei più emozionanti album di Elton John, da avere assolutamente, fan o non fan.



The One

2007

Chiuso l’altalenante decennio degli anni ’80, Elton John si prende un periodo di pausa, durante il quale riesce a disintossicarsi dall’alcool e da quell’immagine estrema e notevolmente kitch che lo aveva caratterizzato principalmente tra il 1982 e il 1986; deciso a rinnovare la sua vita umana e professionale, Elton ritorna in studio di registrazione, insieme all’immancabile paroliere Bernie Taupin, per preparare un nuovo album.
La totale produzione dei pezzi viene affidata a Chris Thomas, il quale decide di far evolvere completamente la musica di Elton compiendo quel processo di modernizzazione già avviato con l’album Sleeping with the past, utilizzando al massimo tastiere e sintetizzatori.
Nei primi mesi del ’92, nasce così The One, 11 brani, dai suoni freschi e moderni, ma che non fa rimpiangere (almeno per il sottoscritto) gli album del passato.
Oltre all’omonima The One, dal suono melodico e d’atmosfera, l’album presenta un bellissimo duetto con il grande Eric Clapton, Runaway train, nel quale l’abile tastiera di Elton si alterna alla rockeggiante chitarra di Eric; da ricordare inoltre, quello che a mio giudizio è il più bell’esempio di come musica e parole possano creare insieme dei capolavori: The last song, toccante pezzo che affronta il rapporto padre-figlio velato dalla tragedia dell’AIDS.
Altro pezzo memorabile è Sweat it out, brano dai suoni metallici, forse un po’ pesanti, ma con un assolo di pianoforte nei minuti finali a dir poco eccezionale.
La pubblicazione dell’album viene anticipata dal singolo omonimo e da un tour estivo in giro per l’Europa; il singolo The One raggiunge ottime posizioni sia in UK che in USA, facendo scalare l’omonimo album fino al #2° posto in UK alla prima settimana di vendita.
Ad agosto, esce il secondo singolo, Runaway train, il bellissimo duetto con Eric Clapton, che non ottiene però lo stesso successo del singolo precedente; terminato il tour europeo, Elton sbarca negli USA con una lunga serie di concerti tra agosto e novembre, toccando anche Canada e Messico.
E’ in questo periodo che esce il terzo singolo, The last song, il pezzo più bello dell’intero album, che ottiene giustamente il successo che si merita, piazzandosi nelle Top30 dei mercati UK e USA.
Con l’arrivo del nuovo anno, Elton si imbarca in un nuovo tour, riprendendo a girare per gli USA e il Canada tra aprile e maggio ’93; in questo periodo si chiude anche la promozione dell’album, con l’uscita del quarto singolo, Simple life, una delle canzoni meno riuscite di Elton, con un testo elogiativo della vita, ma monotono e incredibilmente ripetitivo; il successo ottenuto è molto limitato, specialmente in UK.
Elton termina definitivamente il tour in Sud Africa, con 4 sensazionali concerti nel dicembre ‘93, accompagnato dal percussionista Ray Cooper.
Si chiude così il capitolo The One, uno dei più belli di Elton John, il quale ha ritrovato se stesso e la sua vena artistica, e ci ha regalato un album bellissimo, ricco di poesia e suoni freschi.





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