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ELTON JOHN + band
Bercy - Parigi
26 marzo 1989
 
 

Davey Johnstone - chitarre
Jonathan Moffett - batteria
Romeo Williams - basso
Guy Babylon - tastiere
Fred Mandel - tastiere e chitarre
Marlena Jeter, Natalie Jackson e Alex Brown - cori

supporter: Nik Kershaw







dal Corriere della Sera del 26/03/1989

Mario Luzzato Fegiz

Elton seduce Parigi con uno svenimento


Un malore (vero) sulla scena non incrina il successo della popstar: 90 mila fans ai suoi concerti francesi


Novantamila giovani parigini stanno festeggiando ogni sera, dal 22 Marzo scorso all’Omnisport di Bercy, Reginald Kenneth Dwight, in arte Elton John. E il celebre cantante, pianista e compositore non li delude. Il nuovo show che si replica ancora oggi e domani a Parigi per poi essere rappresentato in tutto il mondo (in Italia andrà in scena il 26 Aprile a Verona, il 27 al Palatrussardi e il 28 al Palaeur di Roma) è la summa delle virtù di questo mostro sacro del rock.
Elton John, che ieri ha compiuto 42 anni (e li ha festeggiati in un ristorante al Bois de Boulogne concedendosi un giorno di pausa) pur essendo una vera e propria istituzione della musica inglese, molto coccolato anche a corte nonostante l’insistenza della stampa scandalistica britannica sulla sua turbolenta vita privata, non si è adagiato sulla credibilità del suo mito, ma cerca soprattutto di rompere con il passato, con l’immagine trasgressiva e anche con il cliché dell’eterno giullare che si trastulla con il suo pianoforte bianco a coda posto trasversalmente sul palco.
Così, nel nuovo show, siede frontalmente alla platea protetto da una sorta di fortino a tre lati: davanti a lui delle sofisticatissime tastiere elettroniche (che hanno naturalmente anche il registro del piano) e ai fianchi due torrette con piani frontali spioventi che nascondano centinaia di luci (un motivo che viene ripreso in tutta la scenografia movimentata da “isole” a diversi livelli di impatto decisamente suggestivo).
Poco prima del concerto incontriamo Elton John nelle retrovie. Indossa un elegante completo nero e un cappello a bustina ornato d’una farfalla di stoffa. Appuntato al petto, un leopardo intessuto con fili d’oro e d’argento da Cartier. “Salve amici italiani. Posso solo dirvi che sono eccitato, molto eccitato”. A i capelli completamente bianchi, una diffusa pinguedine e mostra molto di più dei suoi 42 anni. Ma il manager e gli amici sono di tutt’altro avviso: “Guardate, è un fiore. Da quando ha chiuso con la moglie Renate è diventato un altro uomo, cortese, comunicativo, espansivo”.
Da lì a poco lo rivedremo in scena, con un abito scuro ancora più classico del precedente e una bustina copricapo stavolta ornata di pietre preziose multicolori, far scatenare in danze sfrenate 18 mila spettatori presenti venerdì sera al Bercy, con Sixty Years On seguita da I Need You To Turn To, avvio di una parata di motivi vecchi e nuovi dove spesso l’energia espressiva dell’artista viene sublimata in avveniristici arrangiamenti per tastiere e riletture originalissime con rimpalli, controcanti e duetti fra il pianista e le tre bravissime coriste.
Si ascoltano fra le altre The King Must Die in clima blues, una scatenata Burn Down The Mission, la sentimentale Sorry Seems To Be The Hardest Word e ben presto, accanto alla già nota classe di Elton John, emerge quel gusto inconfondibile della coralità, dell’impasto vocale ricco di chiaroscuri, tipico del rock melodico inglese che artisti come i Beatles consacrarono alla leggenda.
E’ impossibile resistere al fascino del pianista Elton John in Sad Songs, alla travolgente precisione con cui viene presentata, Funeral For A Friend e alla musica di Mona Lisas And The Mad Hatters. E lui stesso rimane in un qualche modo travolto. Non balla più sul pianoforte, ma a un certo punto compie tre salti di circa un metro sulla seggiola, come sospinto da una catapulta. Qualche minuto dopo viene sviene. Viene soccorso dal chitarrista Davey Johnstone e da altro personale che accorre sulla scena. Il pubblico pensa ad una finta del grande istrione e non drammatizza. Ma non è una recita.
Viene riaccesa l’aria condizionata, viene posto un ventilatore accanto alle tastiere, Elton John torna al suo posto e si scusa: “Fa molto caldo, sono stanco, però siete un pubblico meraviglioso e vado avanti”. Così gli altri quaranta minuti di concerto continuano all’insegna della magia e della perfezione, ma con uno stile più scolastico. E l’entusiasmo cresce, ampiamente giustificato da un repertorio sempre intenso e brillante dove spiccano Philadelphia Freedom, A Word In Spanish e Nikita (canzone d’amore su una ragazza dell’Est - Elton John è di casa in Russia da decenni) e diventa addirittura commovente nel finale con Candle In The Wind dedicata a Marilyn Monroe.
Pur visibilmente affaticato, Elton John, che più volte si rivolge alla platea in un buon francese, concede altri due bis entusiasmanti e fortemente ritmati: Saturday Night’s Alright e I’m Still Standing. Tutti ballano a tempo. Il nostro sedile sembra quello di un calessi che percorre un viottolo accidentato. Un trionfo. Elton John torna subito in albergo dove i medici lo controlleranno e gli prescriveranno diete e riposo che lui non osserverà.
Le prevendite per i concerti italiani sono in corso in tutte le agenzie della Banca Nazionale del Lavoro e nei punti autorizzati. Sono previsti treni speciali da Trieste per Verona, da Bologna e Torino per Milano, da Firenze, Arezzo, Napoli e dalla Sicilia per Roma.