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ELTON JOHN + band
Stadio Comunale - Bologna
6 luglio 1992

 
 

Davey Johnstone - chitarre
Guy Babylon - tastiere
Charlie Morgan - batteria
Bob Birch - basso
Mark Taylor - tastiere - chitarre
Marlena Jeter, Mortonette Jenkins, Natalie Jackson - cori



 

Le date italiane del 1992 furono caratterizzate dal fatto che il concerto era doppio, infatti lo show era diviso in due parti ben distinte, quella di Elton John e quella di Eric Clapton (che nella band annoverava allora Ray Cooper alle percussioni).  Originariamente doveva esserci un'ulteriore tappa al centro-sud (Roma o Cava Dei Tirreni), ma questo concerto saltò.  Il concerto di Monza ha visto anche il duetto di Elton ed Eric in Runaway Train, singolo tratto dall'album di enorme successo The One.  Accoglienza molto buona sia a Bologna che a Monza con gran parte del pubblico richiamato principalmente dalla presenza di Elton, in cima anche alle nostre classifiche.  A Monza successe anche un fatto curioso: Elton, contrariamente al solito, per problemi organizzativi, si esibì per primo e il suo show fu anche più corto del solito, poichè il giorno avrebbe dovuto suonare all'Arena di Nimes.  Parte del pubblico richiamato da Elton, arrivò tardi allo stadio e si perse gran parte del concerto.  Nota finale: alla fine dello spettacolo si creò un ingorgo colossale nel parcheggio dello Stadio Brianteo a Monza e gli spettatori rimasero bloccati con le loro auto per parecchio tempo.

dal Corriere Della Sera dell'8 luglio 1992

trentamila per Elton e Clapton

lunedi allo stadio di Bologna si e' svolto il concerto di Eric Clapton e Elton John. cronaca del concerto

BOLOGNA . Trentamila persone hanno applaudito Eric Clapton ed Elton lunedi' allo stadio bolognese. I due non si sono esibiti assieme, come il pubblico sperava, mentre Zucchero, la cui presenza "a sorpresa" era stata gia' annunciata, ha mentenuto la promessa duettando con Clapton "Tearin' us apart". Clapton, accompagnato da un gruppo di cinque elementi e da due coriste, ha proposto in poco piu' di un' ora e mezzo dodici pezzi, aprendo con "White room" (del ' 68, epoca Cream) e proseguendo tra l' altro con "I shot the sheriff", reggae firmato Bob Marley, "Wonderful tonight" e la ventennale "Layla". Dopo una sosta di mezz' ora per il cambio scenografico e' entrato in scena Elton John, che (assieme a 5 musicisti e 3 coriste) ha catturato il pubblico con oltre due ore di concerto e una ventina di brani. Ha aperto con la classica "Don' t let the sun go down on me" e ha poi alternato brani tratti dal suo repertorio piu' "storico" ("Daniel" e "Rocket man") ad altri piu' recenti, tra cui "The one" e "The show must go on". Venerdi' Clapton ed Elton saranno a Monza.

ELTON JOHN IN UN' ASTRONAVE DI LUCI

HANNO suonato davanti a trentamila persone, tante quante ne riunì l' Hippodrome di Parigi per l' esordio mondiale del loro tour, in una serata fredda come lo era stata quella di giugno a Vincennes. E neppure allo stadio di Bologna, l' altro ieri per la prima delle uniche due date italiane, Eric Clapton ed Elton John hanno cantato insieme. Separati, sul palco gigantesco, hanno riempito lo stadio di gente e di oltre quattro ore di canzoni. Da tredici anni il rock mancava dal prato del Dall' Ara, dai tafferugli del concerto di Patti Smith. Sono rimasti solo i vuoti di un paio di migliaia di biglietti invenduti, di chi s' è forse scoraggiato per la pioggia del pomeriggio e ha lasciato perdere. Ma per il concerto di venerdì a Monza, mentre rimbalza la notizia dell' annullamento della data dei Genesis a Torino, si è già fatto il tutto esaurito. A nulla è valso aspettare che Eric & Elton duettassero sul palco. Clapton è salito sul palco pochi minuti prima delle venti, dopo una giornata trascorsa in città. Ed Elton John è atterrato a Bologna poco più tardi. Salito sul palco John, è ripartito Clapton. E s' è sbagliato anche chi era pronto a giurare addirittura su un brano a tre: Clapton, Zucchero e John. Macchè, Zucchero Fornaciari, annunciato sin dalla vigilia, attesissimo, è salito sul palco, una giacca gialla sulle spalle e un fazzolettone viola sulla fronte, soltanto per Eric Clapton e soltanto per una canzone, Tearin' us apart. L' incontro ancora mancato, ormai al settimo concerto del tour, è forse un incontro impossibile. Clapton apre con White room, che è del ' 68, i tempi dei Cream, continua con Pretending e chiude con Layla, dei tempi di Derek and the Dominos. E' un concerto serrato, quasi un testamento poetico, una professione di fede nel rock blues. Il pubblico lo segue, lo acclama, ma non è ancora la folla entusiasta e trascinata che accompagnerà inneggiando il melodico pop di Elton John. Clapton veste di scuro, indossa con eleganza i suoi 47 anni e la Fender al collo. Ha con sé un complesso che riunisce Anthony Ferrone alla batteria, Raymond Cooper alle percussioni, Nathan East al basso, Chuck Leavell alle tastiere e Andrew Low alla chitarra. Scioglie lo stadio con il reggae di I shot the sheriff, lo commuove con Tears in heaven, in ricordo del piccolo Conor, continuamente interrotto dagli applausi, e poi con Old love, con la lenta, lunghissima Wonderful tonight, e se ne va con Crossroads. Zucchero lo raggiunge a metà concerto, ci si sarebbe aspettati qualcosa di più di una sola canzone. E non è, invece, che una rapida parentesi. Elton John veste Versace, e Versace firma anche l' allestimento: un' astronave di luci, una pedana rotante con, al suo centro, il cantante al pianoforte. Oggi, lasciati gli stravagantissimi travestimenti e la collezione di occhiali, è un quasi posato signore di mezza età, uno dei non rari ma pur sempre singolari casi di resurrezione artistica, a cominciare dalle vendite. Col brano della resurrezione si apre il concerto, da quel Don' t let the sun go down on me già incisa con George Michael, per concludersi, dopo un omaggio ai Queens di Freddie Mercury con The show must go on, con Sacrifice, dall' ultimo album "One". Al centro, s' allunga il quarto di secolo di musica trascorso fra "The yellow brick road" e i 3 milioni di copie vendute con "Two rooms", l' album costruito sui testi di Bernie Taupin. Sulle canzoni di questo quarto di secolo lo stadio si solleva, intona e ondeggia il mare di teste ai piedi del palco. Beniamino di un paio di generazioni, Elton John offre loro due ore abbondanti di musica, un ventina di brani, una comunicatività che dal palco contagia il pubblico. Estrae emozioni dai cassetti della memoria, le rilegge asciugandole del più facile melodismo, ne cura la performance vocale. Ha tre ottime coriste, Nathalie Jackson, Martonette Jenkins e Marlena Jeter, e un complesso dove suonano il "vecchio" Dave Johnstone alla chitarra, Bob Birch al basso, Guy Babilon e Mark Taylor alle tastiere e Charlie Morgan alla batteria. Ma è senza di loro che, solo sul palco, regala nell' andarsene una dolcissima Song for Guy, dopo poche note, solo accennate, da Candle in the wind. -

di BRUNELLA TORRESIN